La pessima annata del Milan prosegue sul binario del non gioco e Sabato sera si è fermata alla stazione della sfortuna. Sia chiaro, nessuno difende Inzaghi e il suo operato. Ma se per sbaglio il Verona non avesse pareggiato nei secondi finali, a quest’ora la maggior parte dei media starebbe parlando d’altro. Essendo però questa una rubrica dedicata all’analisi tattica, siamo costretti a far notare che aldilà del risultato il Milan, Sabato sera, ha presentato al suo pubblico l’ennesimo spettacolo indegno. Una squadra che non riesce nell’ardua impresa di compiere quattro passaggi di fila, che non ha un’idea di gioco precisa e nemmeno consapevolezza dei propri mezzi. Un Mister che non ha dato certezze ai suoi ragazzi e che con il cambio Pazzini-Bocchetti ha definitivamente perso ogni speranza di recupero. Il rimandare di una settimana o un mese l’inevitabile esonero non cambia la sostanza dei fatti.
In una pazza quanto sofferta stagione come questa, il Milan si porta dietro il più grande problema nel giocatore che ha maggiormente inciso in termini realizzativi: Jeremy Menez. Il numero 7 è l’anarchia fatta a giocatore. Un talento meraviglioso che però andrebbe indirizzato per permettere sia a lui che alla squadra in cui gioca di fare il salto di qualità. Il ragazzo in campo sembra libero di fare ciò che vuole, e non passare la palla ai compagni meglio piazzati è senza dubbio il suo hobby preferito. Il punto è che Menez è liberissimo di non migliorare alcuni aspetti del suo gioco, mentre sarebbe più opportuno che il suo allenatore punisse certe giocate e certi atteggiamenti con la panchina.
Non è certamente colpa di Inzaghi se Bocchetti sbaglia tutto quello che si poteva sbagliare in occasione del pareggio di Nico Lopez, ma è certamente colpa del tecnico l’aver instaurato, con quel cambio sciagurato, la paura di prendere gol nei giocatori. Esonerare Inzaghi non risolve un bel niente, ma senza dubbio è uno dei numerosi passi che andranno fatti per ripartire. Il mister, per ora, resta perché è un uomo di Galliani, il quale farebbe di tutto pur di confermarlo come fece fino all’ultimo con Allegri. Insomma, niente di cui vantarsi.